Il mondo alla roversa o sia Le donne che comandano, libretto, Bologna, Sassi, 1756

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera preparata per il femminile consiglio.
 
 TULLIA, CINTIA, AURORA, seguito di donne
 
 CORO
 
    Libertà, libertà;
 cara, cara libertà.
 Bel piacere, bel godere
 che diletto al cor mi dà.
 
505   Libertà, libertà;
 cara, cara libertà. (Tutte sedono)
 
 TULLIA
 La dolce libertà che noi godiamo
 conservare si dee ma per serbarla
 da tre cose guardar noi si dobbiamo.
510Da troppa tirannia,
 dalla incostanza e dalla gelosia.
 Il tirannico impero poco dura.
 Ciascun fugir procura
 da un incostante cuore
515e sdegno fa di gelosia il furore.
 Onde, perché si serbi
 la cara libertà che noi godiamo,
 fide, caute, pietose esser dobbiamo.
 CORO
 
    Libertà, libertà;
520cara, cara libertà,
 bel piacere, bel godere
 che diletto al cor mi dà.
 
    Libertà, libertà;
 cara, cara libertà.
 
 AURORA
525Incostanza non chiamo
 se acquistar più vassalli io cerco e bramo.
 Nostro poter, nostra beltà risplende
 quando più adoratori
 ci recano in tributo i loro cuori.
530E se libere siamo,
 libere amar potiam chi noi vogliamo.
 CORO
 
    Libertà, libertà;
 cara, cara libertà.
 
 CINTIA
 Ma usurpar non si deve
535i dritti altrui. Ma colle smorfie e i vezzi
 gli uomini non si fanno cascar morti,
 per far alle compagne insulti e torti.
 Faccia ognuna a suo senno;
 ognuna si conduca come vuole,
540finché la libertà goder si puole.
 CORO
 
    Libertà, libertà;
 cara, cara libertà.
 
 TULLIA
 Il diverso parer, che nelle varie
 nostre menti risulta,
545pensar mi fa che utile più saria
 introdurre fra noi la monarchia.
 D'una sola il governo
 far si potrebbe eterno e in questa guisa,
 se una femmina sola impera e regge,
550tutti avranno a osservar la stessa legge.
 CINTIA
 Non mi spiace il pensier ma chi di noi
 esser atta potria
 a sostener la nuova monarchia?
 TULLIA
 Quella ch'ha più giudizio,
555quella ch'ha più consiglio,
 che sa con più prudenza
 il rigor porre in uso e la clemenza.
 AURORA
 L'impero si conviene
 a femmina che sappia
560con dolci di pietà soavi frutti
 in catene tener gli uomini tutti.
 CINTIA
 Anzi a colei che fiera
 sul femminile soglio
 degli uomini frenar sappia l'orgoglio.
 TULLIA
565Facciam così, ciascuna
 si proponga di noi; ciascuna ai voti
 il proprio nome esponga e il trono eccelso
 indi a quella si dia
 che dai voti maggiori eletta sia.
 CINTIA
570Io l'accordo.
 AURORA
                         Io l'accetto.
 TULLIA
                                                A noi si porga
 l'urna, i lupini ed io, poiché la prima
 fui a proporre il nobile progetto,
 prima m'espongo e i vostri voti aspetto.
 CORO (Le donne ballotano e poi si apre il bossolo)
 
    Non so se meglio fia
575per noi la monarchia
 o pur la libertà.
 
 CINTIA
 Tullia, mi spiace assai.
 Ora il pensier comun vi sarà noto.
 Voi non avete avuto neanche un voto.
 TULLIA
580Ingratissime donne,
 l'invidia è il vostro nume
 e la vana ambizion vostro costume.
 AURORA
 Or si esponga il mio nome
 e vederete come
585meglio stimata io sia
 in virtù della dolce cortesia.
 CORO (Ballotano per Aurora)
 
    Non so se meglio sia
 per noi la monarchia
 o pur la libertà.
 
 CINTIA
590Ohimè, signora Aurora,
 m'incresce il vostro duolo,
 voi non avete neanche un voto solo.
 AURORA
 Comprendo la malizia
 per cui fatta mi vien questa ingiustizia.
 CINTIA
595Presto, presto, finiamola,
 vuo' ballotare anch'io.
 (Questa volta senz'altro il regno è mio).
 CORO
 
    Non so se meglio sia
 per noi la monarchia
600o pur la libertà.
 
 AURORA
 Signora Cintia cara,
 per voi non si dà voto;
 il bossolo del sì per voi è vuoto.
 CINTIA
 Femmine sconsigliate,
605è un torto manifesto che mi fate.
 CORO
 
    Libertà, libertà;
 cara, cara libertà.
 
 TULLIA
 Per quello che si vede e che si sente,
 niuna donna acconsente
610all'altra star soggetta;
 a ognuna piace il comandar sovrano
 e soggiogarle si procura invano.
 AURORA
 (Procurerò con l'arte
 il dominio ottenere).
 CINTIA
                                         (A lor dispetto
615il regno occuperò).
 TULLIA
                                     (Con l'arte usata,
 senza mostrar orgoglio,
 giungerò forse ad occupar il soglio).
 Or si sciolga il consiglio;
 vada ciascuna a esercitar l'impero
620sopra i vassalli suoi
 e libero il regnar resta fra noi.
 CORO
 
    Libertà, libertà,
 cara, cara libertà.
 Bel piacere, bel godere
625che contento al cor mi dà.
 
    Libertà, libertà,
 cara, cara libertà. (Tutte partano fuorché Tullia)
 
 SCENA II
 
 TULLIA sola
 
 TULLIA
 Com'è possibil mai
 che possiamo regnar noi donne unite,
630se la pace voltar ci suole il tergo
 quando siamo due donne in un albergo?
 Prevedo che non molto
 questo debba durar dominio nostro.
 Ma pria ch'ei ci fia tolto,
635vorrei un giorno solo
 assoluta regnare. Ah questa sete
 di comandar è naturale in noi
 e ogni donna ha nel capo i grilli suoi.
 
    Fra tutti gli affetti
640d'amore e di sdegno,
 l'affetto del regno
 prevale nel cuore;
 la brama d'onore
 frenar non si può.
 
645   Avere soggetti
 quegl'uomini alteri,
 che soglion severi
 le donne trattar,
 diletto bramar
650maggiore non so.
 
 SCENA III
 
 Giardino delizioso alla riva del mare, il quale formando un seno nel lido offre comodo sbarco ai piccoli legni.
 
 RINALDINO, poi GIACINTINO e poi GRAZIOSINO
 
 RINALDINO
 
    Queste rose porporine,
 ch'ho raccolte pel mio bene,
 sono tutte senza spine,
 come senz'amare pene
655è l'affetto ch'ho nel sen.
 
 GIACINTO
 
    Questo vago gelsomino,
 che al mio ben io reco in dono,
 candidetto, com'io sono,
 semplicetto, tenerino,
660s'assomiglia al mio bel cor.
 
 GRAZIOSINO
 
    Questo caro tulipano
 vuo' donarlo alla mia bella;
 e cortese spero ch'ella
 questo dono accetterà.
 
 A TRE
 
665   Vaghi fiori, dolci amori,
 bella mia felicità.
 
 SCENA IV
 
 Vedesi dal mare accostarsi una barca ripiena d’uomini
 
 RINALDINO
 Osservate, compagni, ecco un naviglio
 che verso noi s'avanza.
 Mirate sulla prora i naviganti
670volontari venir schiavi ed amanti.
 A TRE
 
    Venite, venite,
 qui non vi è guerra
 ma sempre pace
 goder si può. (Dalla barca si ode un concerto d’oboè e corni da caccia, mentre approdano i naviganti e gettano il ponte per scendere)
 
 SCENA V
 
 AURORA, CINTIA e le donne tutte armate di strali ed aste corrono alla riva per arrestare i naviganti. Nell’uscire di dette donne, s’ode dall’orchestra il suono di timpani e trombe che fa tacere il concerto della barca
 
 CINTIA
675Olà, voi che venite
 a questi del piacer lidi felici,
 dite, venite amici o ver nemici? (Dalla prora della barca)
 FERRAMONTE
 Amici, amici siamo.
 Da voi, belle, veniamo
680a domandar favori,
 a servire e goder de' vostri amori.
 CINTIA
 Quand'è così, scendete;
 e voi donne arrestateli
 e senza discrezione imprigionateli. (Sbarcano Ferramonte e tutti gli naviganti; e frattanto si suona alternativamente nella barca e nella orchestra)
 AURORA
685(Più che s'accresce il regno,
 più in me cresce il desio di regnar sola).
 CINTIA
 Spiacemi che fra noi
 tutta cotesta gente
 divider ci conviene.
690Se sola regnerò starò più bene.
 CORO (In cui cantano anco Giacinto e Graziosino)
 
    Presto, presto, alla catena,
 alla nuova servitù;
 
    non fa scorno e non dà pena
 volontaria schiavitù. (Partono tutti fuorché Rinaldino e Ferramonte)
 
 SCENA VI
 
 RINALDINO e FERRAMONTE
 
 FERRAMONTE
695Amico, vi son schiavo.
 RINALDINO
                                           E voi non siete
 fra le donne partito?
 FERRAMONTE
                                        Anzi nascosto
 quindi mi son, per non andar con loro,
 mentre la libertade è un gran tesoro.
 RINALDINO
 Questo tesor l'abbiam sagrificato
700alla legge fatal del dio bendato.
 FERRAMONTE
 Dunque voi siete quelli
 che il cuor sagrificate ai volti belli!
 Misera gioventù, misera gente,
 nata per divertirsi e non far niente!
 RINALDINO
705Impiegati noi siamo
 nell'amar, nel servir le nostre belle.
 FERRAMONTE
 Bell'impiego da eroi,
 bell'impiego davver, degno di voi!
 E non vi vergognate? E non sapete
710che le donne son tutte,
 sian belle o siano brutte,
 crude tiranne e fiere,
 nostre nemiche altere,
 e che l'uomo tener vinto ed oppresso
715è il trionfo maggior del loro sesso?
 RINALDINO
 Ma non può dirsi inganno
 di donna la beltà.
 FERRAMONTE
 Anzi è una falsità
 quel volto che innamora;
720chi si liscia, s'imbianca e si colora.
 RINALDINO
 E le dolci parole?
 FERRAMONTE
                                  Son lusinghe
 che scaltramente incantano;
 e le femmine poi di ciò si vantano.
 RINALDINO
 E i bei vezzi! E gli amplessi?
 FERRAMONTE
725Con quei bei vezzi istessi,
 col riso accorto e scaltro
 cento soglion tradir un dopo l'altro.
 RINALDINO
 Ma il mio cor non consente
 il suo bene lasciare.
 FERRAMONTE
                                       Il vostro cuore
730orbato, assassinato,
 incantato, ammaliato,
 se a me voi baderete,
 dalla catena vil discioglierete.
 
    Quando le donne parlano,
735io lor non credo affé.
 Se piangono, se ridono,
 lo stesso è ognor per me.
 Io so che sempre fingono,
 che fede in lor non v'è.
 
740   Lo so che siete amico
 voi delle donne assai.
 Ma quello ch'io vi dico
 purtroppo lo provai.
 E se dir ver volete,
745direte: «Così è».
 
 SCENA VII
 
 RINALDINO solo
 
 RINALDINO
 Ah purtroppo egli è ver! Parole e sguardi,
 che rendono gli amanti
 schiavi della beltà, son tutt'incanti.
 Ma come oh dio! ma come
750scioglier potrei dal cuore
 l'amorosa catena?
 La libertà mi sembrerebbe or pena.
 Quando un cor si compiace
 dell'amorosa face
755sì facile non è mirarla spenta,
 liberarsene affatto invan si tenta.
 
    In timor così funesto
 l'alma mia sospira e geme;
 e fra cento dubi insieme
760da ira fremo, aggiaccio, avampo;
 dove, oh dei! trovar lo scampo!
 in sì acerbo e rio dolor.
 
    Chi d'amor s'accende in seno
 sol può dir qual sia la pena,
765quando amor con la catena
 impriggiona un fido cor.
 
 SCENA VIII
 
 Camera.
 
 CINTIA con spada in mano, poi GIACINTO
 
 CINTIA
 La vogliamo vedere. O regnar voglio
 o di tutte le donne è fritto il soglio.
 Aut Caesar aut nihil.
770Non mi posso veder compagni intorno
 che senza il merto mio
 vogliano comandar come fo io.
 Ecco Giacinto, o deve
 seguir il mio dissegno
775o sarà il primo a sostener mio sdegno.
 GIACINTO
 Cintia, mio amor, mio nume,
 suora di Citerea,
 mia sovrana, mia dea,
 eccomi tutto vostro.
780Vi domando perdono e a voi mi prostro.
 CINTIA
 E ben siete pentito
 d'avermi disgustata?
 GIACINTO
 Mia bellezza adorata,
 tanto pentito e tanto
785ch'ho lavata la colpa in mar di pianto.
 CINTIA
 Mi amate voi?
 GIACINTO
                              Vi adoro.
 CINTIA
 Siete mio?
 GIACINTO
                       Vostro sono.
 CINTIA
 Ogni errore passato io vi perdono.
 GIACINTO
 Oh cara! Oh me contento!
790Balzar il cor per il piacer mi sento.
 CINTIA
 Ditemi, come state
 di coraggio e bravura?
 GIACINTO
 La gran madre natura
 m'ha fatto l'alto onore
795di donarmi un bel volto ed un gran core.
 CINTIA
 Mi piace il paragone.
 (S'è bravo com'è bel, sarà un poltrone).
 GIACINTO
 Su, parlate, esponete,
 comandate, imponete,
800armato a' vostri cenni il braccio mio
 svenerà, se fia d'uopo, il cieco dio.
 CINTIA
 L'impresa che a voi chiedo
 difficile non è.
 GIACINTO
                              Nulla è difficile
 a un cuor ch'è tutto facile.
 CINTIA
805Prendete questa spada.
 GIACINTO
                                             Ecco l'accetto;
 mi passerò, se lo bramate, il petto.
 CINTIA
 Or di sangue virile io non ho sete.
 Voi uccider dovete
 in questa città nostra
810cento donne e non più, per parte vostra.
 GIACINTO
 Come! Donne svenar?
 CINTIA
                                           Se voi ciò fate,
 mio sposo alfin sarete
 e meco regnerete; e quando mai
 ricusaste obbedir il mio precetto,
815vi passerò con questa spada il petto.
 GIACINTO
 Eh signora, signora,
 per dirla, non vorrei morire ancora.
 CINTIA
 Dunque, che risolvete?
 GIACINTO
 Ci penserò.
 CINTIA
                        Dovete
820risolver tosto. O delle donne il sangue
 o rimaner per le mie mani esangue.
 GIACINTO
 Più tosto che morire,
 con pena io vi rispondo,
 tutte le donne ammazzerò del mondo.
 CINTIA
825Badate non tradir.
 GIACINTO
                                     Ve n'assicuro.
 CINTIA
 Giurate.
 GIACINTO
                   Sulla mia beltà lo giuro.
 CINTIA
 Se sarete fedele,
 se voi m'obbedirete,
 credete a me, non ve ne pentirete.
 
830   Che cosa son le donne,
 più o meno, già si sa.
 Ma un certo brio ho in me
 che eguale no non v'è,
 che molto piacerà.
835Di più bella ho la fede
 e la sincerità.
 
 SCENA IX
 
 GIACINTO, poi AURORA
 
 GIACINTO
 Esser dovrò crudele,
 per piacere al mio ben? Sì sì, si faccia;
 si svenino, si uccidono
840queste nemiche femmine.
 Ma piano per mia fé;
 se uccidessero poi le donne me?
 Vorrei e non vorrei;
 sono fra il sì ed il no.
845Penserò, studierò, risolverò.
 AURORA
 (Come? Giacinto armato?)
 GIACINTO
 (Ecco la prima a cui
 dovrò ferir il seno,
 ah! che se la rimiro io vengo meno).
 AURORA
850(Parla fra sé. Pavento
 di qualche tradimento).
 GIACINTO
 (Orsù, vi vuol coraggio,
 con un colpo improviso
 l'ucciderò senza mirarla in viso).
 AURORA
855Giacinto.
 GIACINTO
                    (Ah bella voce!)
 AURORA
 Che fate voi?
 GIACINTO
                           Non so.
 AURORA
 Mi volete svenar?
 GIACINTO
                                   Signora no.
 AURORA
 Che fate di quel brando?
 GIACINTO
 Son un novello immitator d'Orlando.
 AURORA
860Datelo a me.
 GIACINTO
                          Non posso.
 AURORA
                                                E perché mai?
 GIACINTO
 Perché... Nol posso dir... perché giurai.
 AURORA
 Ah crudele, ah spietato,
 ah sconoscente, ingrato!
 Vi conosco, v'intendo.
865Forse di Cintia per gradir l'affetto
 mi volete cacciar la spada in petto.
 GIACINTO
 Oh dio!
 AURORA
                  Via traditore,
 se avete tanto core,
 trafiggetemi pure; eccovi il seno.
 GIACINTO
870Ahi che non posso più; già vengo meno. (Gli cade la spada di mano)
 AURORA
 Or questa spada è mia. (La prende)
 GIACINTO
 Pietà per cortesia.
 AURORA
 Cosa meritereste?
 GIACINTO
 Chiedo la vita in dono.
 AURORA
875Caro il mio Giacintino, io vi perdono.
 Basta sol che mi dite
 chi vi diè questa spada ed a qual fine.
 GIACINTO
 Nol posso dire.
 AURORA
                              Ingrato!
 Io vi dono la vita
880e un leggiero favor voi mi negate?
 Voi volete che io mora.
 GIACINTO
                                            Ah no, fermate.
 Tutto, tutto dirò; Cintia volea...
 AURORA
 Basta così; la rea
 Cintia sola sarà, voi tutto amore,
885siete bello di volto e bel di core.
 GIACINTO
 Ah non merto da voi
 della vostra bontà sì belli effetti.
 Io son mortificato.
 Sono... non so che dir. Sono imbrogliato.
 
890   Io me ne vado di mare in terra,
 di terra in mare, di pace in guerra,
 di guerra in pace, dal rosso al giallo,
 dal giallo al rosso, da piè a cavallo.
 
    E così pronto di mano in mano,
895con queste donne sembro un bagiano.
 Non più diavolo! Ma sono instabili,
 sono insaziabili, incontentabili,
 insuperabili in verità.
 
 SCENA X
 
 AURORA, poi GRAZIOSINO
 
 AURORA
 Dunque Cintia garbata,
900superba, indiavolata,
 per desio di regnar volea bel bello
 delle misere donne far macello?
 L'invidia, l'ambizione e l'avarizia
 faran precipitare il nostro regno;
905e abbiam per sostenerlo poco ingegno.
 Ma, giacch'ella volea
 questa spada mirar nel seno mio,
 voglio provar anch'io di far lo stesso.
 La vendetta è commune al nostro sesso.
910Ecco il mio Graziosino;
 ei che m'ama davvero
 sarà l'esecutor del mio pensiero.
 GRAZIOSINO
 Ma io, Aurora cara,
 ma io non posso più; se spesso spesso
915io non vi vederò,
 credetemi, davvero io crepperò.
 AURORA
 Eh Graziosino mio, siamo traditi.
 Vedete questa spada?
 GRAZIOSINO
                                           Sì, la vedo. (Con timore)
 AURORA
 Questa spada dovea passarmi il petto
920ma il ciel benigno e pio
 serbato ha il viver mio da tal disgrazia.
 GRAZIOSINO
 Signora mia, con vostra buona grazia. (In atto di partire)
 AURORA
 Come! Voi mi lasciate?
 GRAZIOSINO
 Vi dirò; perdonate.
925Allorch'io sento favellar di morte,
 il cuor mi batte in seno forte forte.
 AURORA
 Ah misera ch'io sono!
 Amo un ingrato che per me non sente
 né timor né pietà. Cintia ha trovato
930chi volea secondar il suo dissegno;
 ed io di giusto sdegno
 accesa vanamente e invendicata
 rimanere dovrò? Son disperata.
 GRAZIOSINO
 Ma cosa dovrei far?
 AURORA
                                       Con questa spada
935passar a Cintia il petto.
 GRAZIOSINO
 E non altro?
 AURORA
                          Non altro.
 Alfin non è gran cosa,
 per un uomo, ammazzar femmina imbelle.
 GRAZIOSINO
 Queste, lo dico anch'io, son bagatelle.
 AURORA
940Dunque avete risolto?
 GRAZIOSINO
                                           Non lo so.
 AURORA
 Risolvere convien.
 GRAZIOSINO
                                    Risolverò.
 AURORA
 Perché non accettate
 questo impegno a drittura?
 GRAZIOSINO
 Perché, a dirla, ho un pochino di paura.
 AURORA
945Paura d'una donna?
 GRAZIOSINO
                                        L'ho provata;
 e so cos'è la femmina arrabiata.
 AURORA
 Dunque, se non volete,
 pazienza vi vorrà. Cercar dovrò
 uno che non mi sappia dir di no.
 GRAZIOSINO
950Cara, venite qui.
 Anch'io dirò di sì.
 AURORA
 Ma lo farete poi?
 GRAZIOSINO
 Tutto farò quel che volete voi.
 AURORA
 Tenete questa spada.
 GRAZIOSINO
                                         Sì, la tengo.
 AURORA
955E quando Cintia viene...
 GRAZIOSINO
                                               E quando viene?
 AURORA
 Cacciargliela nel seno...
 GRAZIOSINO
                                             Bene, bene.
 AURORA
 Lo farete?
 GRAZIOSINO
                      Il farò.
 AURORA
 E poi m'ingannerete.
 GRAZIOSINO
                                          Gnora no.
 AURORA
 Averete coraggio?
 GRAZIOSINO
                                    Come un Marte.
 AURORA
960Caro il mio Graziosino,
 voi sarete il mio Marte.
 GRAZIOSINO
                                             Anzi Martino.
 AURORA
 
    Or la cosa l'è così;
 se mi amate, signorsì;
 voglio smorfie e sospiretti,
965come fanno i zerbinetti;
 e se vien la mia nemica,
 senza più che ve lo dica,
 tosto voi l'ucciderete
 e mi usate fedeltà.
 
 SCENA XI
 
 GRAZIOSINO solo
 
 GRAZIOSINO
970Son in un bell'imbroglio;
 non so cosa mi far. Se vil mi rendo,
 la mia diletta offendo;
 e se mostro bravura
 la mia poltroneria scopro a drittura.
975Ma qui vi vuol coraggio.
 Finalmente una donna
 non mi può far timore.
 Graziosin, ora è tempo, animo e core.
 
    Son di coraggio armato,
980tutto son furibondo
 e venga tutto il mondo,
 ch'io lo trafiggerò.
 Ma se la donna bella
 pietosa mi favella?
985Io non l'ascolterò.
 
    E s'ella mi minaccia?
 Timore non avrò.
 E se mi dà in la faccia?
 Allor me n'anderò.
990Io mostrerò bravura
 sintanto che potrò.
 Ma quando avrò paura
 allora fugirò.
 
 SCENA XII
 
 CINTIA e GIACINTO, poi AURORA e GRAZIOSINO
 
 CINTIA
 Dov'è, dov'è la spada?
 GIACINTO
995Signora, per pietà...
 CINTIA
                                       Perfido, indegno,
 proverete il mio sdegno.
 GIACINTO
                                               Sì, uccidetemi;
 morirò, se la morte mia bramate,
 ma a me la crudeltà non comandate.
 CINTIA
 Dov'è la spada mia?
 GIACINTO
1000Io l'ho gettata via.
 CINTIA
                                    Per qual ragione?
 GIACINTO
 Perché mi fan le donne compassione.
 CINTIA
 
    È questa la promessa
 che voi faceste a me?
 
 GIACINTO
 
    Questo mio cor professa
1005a voi costanza e fé.
 
 CINTIA
 
    Ma dov'è la mia spada?
 
 GIACINTO
 
 Ahi che crudel comando!
 
 CINTIA
 
 Andate, ch'io vi mando,
 ma ben di tutto cor. (Escono di lontano Aurora e Graziosino con la spada in mano)
 
 AURORA
 
1010   Ecco la mia nemica.
 
 GRAZIOSINO
 
 (Son qui pien di valor).
 
 AURORA
 
 Non fate che più il dica.
 
 GRAZIOSINO
 
 (Ah! Che mi trema il cor).
 
 CINTIA
 
    Mendace.
 
 GIACINTO
 
                        Fermate.
 
 AURORA
 
1015(Via, presto). (A Graziosino)
 
 GRAZIOSINO
 
                             (Aspettate). (Ad Aurora)
 
 CINTIA
 
 Ciarlone.
 
 GIACINTO
 
                    Pietà.
 
 AURORA
 
 Poltrone.
 
 GRAZIOSINO
 
                    Son qua.
 
 A QUATTRO
 
    Mi sento nel petto
 dispetto e furor.
 
 AURORA
 
1020   Feritela. (A Graziosino)
 
 GRAZIOSINO
 
                       Ah! (Tira un colpo a Cintia)
 
 GIACINTO
 
 Fermatevi. (A Graziosino)
 
 GRAZIOSINO
 
                         Ah! (Tira un altro colpo)
 
 CINTIA
 
 Giacinto, pietà.
 
 GIACINTO
 
    Qual sdegno, qual ira,
 qual furia v'inspira?
 
 CINTIA
 
1025Che cosa ho fatt'io?
 
 AURORA
 
 Feritela.
 
 GRAZIOSINO
 
                   Ah!
 
 GIACINTO
 
 Fermatevi.
 
 GRAZIOSINO
 
                        Ah!
 
 CINTIA
 
    Tu sei un'indegna.
 
 AURORA
 
 Sei tu maledetta.
 
 A DUE
 
1030Vendetta, vendetta
 vuo' contro di te.
 
 AURORA
 
 Feritela.
 
 GRAZIOSINO
 
                   Ah!
 
 GIACINTO
 
 Fermatevi.
 
 GRAZIOSINO
 
                        Ah!
 
 CINTIA
 
 Ah perfido!
 
 GRAZIOSINO
 
                         Ah!
 
 AURORA
 
1035   A tempo migliore
 vendetta farò.
 
    Fermate, sentite.
 
 A QUATTRO
 
 Frenarmi non so.
 Vendetta, vendetta,
1040vendetta farò.
 
 Fine dell’atto secondo